mer 01 aprile 2020
Protesi di ginochio

“L’artrosi del ginocchio: la soluzione della protesi TOTALE”

Un ginocchio malato e dolorante presenta generalmente zone in cui la cartilagine risulta erosa in modo parziale o totale. La causa più frequente è l’osteoartrosi, malattia che provoca l’usura delle articolazioni. Una volta scomparsa la cartilagine, le estremità ossee dell’articolazione sfregano l’una contro l’altra, provocando dolore e rigidità. La malattia si manifesta, di norma, dalla mezza età in avanti con sintomi che vanno da un lieve fastidio, al dolore intenso, sino al blocco totale dell’articolazione. Le terapie contro questo tipo di patologia sono mirate, quindi, a ridurre il dolore, da una parte, e a restituire motilità all’articolazione, dall’altra. A seconda se questo processo è limitato ad una sola regione del ginocchio o diffuso a tutta l’articolazione, si sceglie il tipo di intervento più adeguato. Nel ginocchio esistono tre diversi punti critici di contatto tra le ossa: due di questi punti di contatto sono tra il femore e la tibia e uno è tra il femore e la rotula.

Si ricorre alla protesi totale  quando questi punti di contatto sono danneggiati e quindi vengono sostituiti con protesi artificiali.

I materiali utilizzati per gli impianti sostitutivi del ginocchio sono costituiti da una componente femorale in lega metallica (cromo e cobalto, contenente nickel) inserita sull’estremità del femore e da una componente tibiale posta sull’area superiore della tibia in titanio. La superficie bianca tra le due componenti è costituita da un elemento in plastica tecnologicamente sofisticata detta polietilene che assume le veci della precedente cartilagine e menischi. Questa è la porzione che tipicamente va incontro ad usura. Il problema dell’usura è adesso in gran parte risolto grazie a nuovi trattamenti del polietilene che lo rendono molto più resistente all’usura rispetto al passato. Ciò ha permesso di estendere l’indicazione a questo intervento a pazienti più giovani rispetto al passato.

La durata di un impianto varia a seconda di moltissimi fattori fra cui l’età, il peso, il sesso, la qualità dell’osso e l’attività del paziente. Molti studi hanno dimostrato una sopravvivenza della maggior parte degli impianti anche a vent’anni di distanza dal primo intervento.

L’INTERVENTO:

L’anestesia viene praticata in uno spazio vicino alla sala operatoria con la metodologia che viene stabilita dall’anestesista in funzione del paziente e del tipo di intervento. L’intervento vero e proprio dura mediamente un’ora, tuttavia la permanenza del paziente in sala operatoria è molto più lunga (diverse ore), includendo la preparazione e la fase post-operatoria.

È normale sentire un po’ di dolore per tre mesi dopo l’operazione. Dopo quindici giorni il dolore si sente più che altro a riposo e di notte, meno se si cammina. Per i primi tre mesi il ginocchio sarà ancora infiammato per l’operazione. La sensazione di quasi “normalità”, inizia dopo circa sei mesi, ma il recupero completo si ha generalmente ad un anno dall’intervento.

Dal primo giorno dopo l’operazione, il paziente potrà mettersi seduto con le gambe fuori dal letto. Dal secondo giorno potrà iniziare a camminare con le stampelle appoggiando completamente il peso, o solo in parte, sull’arto operato, come tollerato. Tra il terzo e il quinto giorno sarà in grado di andare in bagno senza aiuto e camminare nel corridoio.

 

Altre tappe del periodo post-operatorio

IL giorno stesso si può camminare con stampelle

Dopo 4-5 giorni sarà in grado di utilizzare la cyclette.

Dopo 15 giorni circa, potrà togliere i punti dalla ferita.

Dopo circa 20-30 giorni potrà abbandonare la prima stampella, la seconda entro un mese.

Ad un mese potrà guidare per brevi distanze.

Dopo 2 mesi circa, sarà possibile salire i gradini in successione senza sostegni; nel frattempo è consigliabile salire uno scalino per volta.

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